Nel contesto digitale attuale sempre più aziende adottano l’employer branding come leva strategica per rafforzare la propria presenza online, coinvolgendo i collaboratori nella promozione del brand attraverso i social media. Quando questo coinvolgimento assume un carattere “obbligatorio”, il rischio è quello di compromettere la spontaneità della comunicazione e di ottenere un effetto opposto a quello desiderato.
L’ambassador “credibile” vs l’ambassador “imposto”
Un brand ambassador credibile è frutto di una motivazione sincera, di un coinvolgimento personale e di un desiderio reale di contribuire alla reputazione dell’azienda. Secondo quanto riportato dal giornale Financial Times, solo i contenuti condivisi in modo spontaneo trasmettono autenticità e generano un’interazione reale. Quando invece la condivisione viene percepita come un obbligo, si attiva quello che molti definiscono il “paradosso dell’autenticità”, cioè il messaggio perde di naturalezza, risulta artefatto e rischia di produrre un effetto opposto rispetto a quello auspicato.
Il “paradosso dell’autenticità”
Il “paradosso dell’autenticità” emerge quando un messaggio progettato per sembrare spontaneo risulta invece percepito come artificioso. È una dinamica frequente in alcune pratiche di employer branding che, pur animate dall’obiettivo di valorizzare la voce interna all’azienda, finiscono per perdere efficacia se vissute come un dovere implicito. Quando i collaboratori vengono incoraggiati a condividere contenuti senza una motivazione autentica, la comunicazione perde di naturalezza, diventando forzata e distante.
Come superarlo?
Perché le iniziative di employer branding risultino realmente efficaci, è necessario creare un contesto aziendale che favorisca la partecipazione autentica e spontanea. La condivisione credibile nasce infatti da una cultura che valorizza il contributo individuale, promuove la fiducia e riconosce il ruolo attivo delle persone nella costruzione dell’identità aziendale. Linee guida, strumenti e percorsi formativi possono essere utili, ma solo se concepiti come supporti e non come vincoli.
In questa direzione, Bewe ha sviluppato Brand Booster, una soluzione pensata per supportare le aziende nella definizione e nell’attivazione di strategie di employer branding autentiche, fondate sul coinvolgimento concreto delle persone. L’obiettivo, oltre a migliorare la visibilità del brand, è quello di rafforzare la reputazione aziendale in modo coerente, valorizzando la voce dei collaboratori attraverso un approccio strutturato ma semplice da implementare.
Grazie a un’interfaccia intuitiva, alla possibilità di condividere contenuti con un solo clic e a una leggera componente di gamification che stimola la partecipazione senza generare pressione, Brand Booster consente di attivare in modo efficace una rete di brand ambassador interni, favorendo una condivisione più continuativa e senza pressioni.
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